Tuesday 3 July 2012

Banche, banche, sempre banche...

Appena poche settimane fa il mondo della finanza era stato scosso dal caso JP Morgan, con incredibili rischi e gigantesche perdite sofferte da quella banca da molti considerata quella meglio uscita dalla crisi del 2007.
Ora si cambia sponda dell'Atlantico, ma è sempre una grande banca ad essere nel mirino, Barclays questa volta. Qui non si tratta di investimenti rischiosi ma di frode vera e propria, con i tassi di interesse artificialmente riportati più bassi di quelli che erano per rafforzare la posizione della banca. 
Multa da quasi 300 milioni di pound, dimissioni del chairman ed ora anche del CEO, Bob Diamond, quello che solo poco tempo fa davanti ad una commissione parlamentare si era permesso di dire che "il tempo del rimorso per le banche era finito". Per inciso anche il CEO di JP Morgan si era distinto per le sue dichiarazioni pubbliche contro la riforma del settore finanziario, bollata come inutile. Neanche zitti sanno stare, i nostri eroi. E una qual certa giustizia divina si è abbattuta sulla loro testa.

Ma lo scandalo dei tassi di interesse va ben oltre Bob Diamond e Barclays e rischia di far saltare per aria la City. Una sorta di ripetizione del caso NewsCorp applicato alla finanza. Per prima cosa investe direttamente la cultura prevalente nel settore finanziario, popolato di squali senza scrupoli e senza rispetto per le regole. Per anni questi "master of the universe" sono stati considerati degli intoccabili. Non solo: si è sostenuto che la loro avidità fosse positiva, che più le banche facevano profitti - by any means necessary - più la società ne avrebbe tratto giovamento. Infatti. E la crisi finanziaria non ha cambiato in nulla questa cultura.

Quel che appare con evidenza in queste ore, però, è che il problema non è confinato alle banche private. I regolatori, la Banca d'Inghilterra, sembrano invischiati fino al collo - d'altronde sembra poco credibile che nessuno si fosse accorto di questi maneggi quando una inchiesta era stata aperta negli Stati Uniti già qualche anno fa. Ma anche i palazzi della politica tremano, e si sospetta fortemente che alcune personalità importanti del vecchio governo Labour possano essere invischiate nello scandalo. Dietro la frode bancaria potrebbe esserci stata una precisa volontà politica, chiudere un occhio se non addirittura incoraggiare frodi e comportamenti opachi per salvare le banche. 

Una nuova prova, se ancora ce ne fosse bisogno, dell'esistenza di una superclasse di politici, businessmen, grandi burocrati e banchieri che decidono le sorti del mondo senza sottostare a nessuna vera procedura democratica. E' il capitalismo al tempo della finanza

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